lunedì 19 dicembre 2011

Natività in mostra a Santo Stefano di Sessanio

Tre sculture e un dipinto dal Museo Nazionale d'Abruzzo

Dal 21 dicembre 2011 all'8 gennaio 2012 le botteghe dell’Albergo Diffuso Sextantio, le stesse utilizzate di recente per la mostra degli Uffizi, ospitano alcune opere provenienti dal Museo Nazionale d’Abruzzo, avvio di una collaborazione pubblico-privato che sarà coronata da ulteriori appuntamenti nel prossimo anno. Oltre alle sculture del Presepe di San Buono (secc. XIV-XVI) e al dipinto con l’Adorazione dei pastori, capolavoro autografo di Bernardo Cavallino databile al 1640 circa, viene proposto un audiovisivo che illustra le più notevoli scene della Nascita di Cristo, attraverso i capolavori dell’Arte in Abruzzo tra Medioevo e Rinascimento. La Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici, con questa iniziativa avviata d’intesa con la Direzione Regionale, intende essere soggetto attivo nel promuovere un nuovo modello di sviluppo per l’Abruzzo che si fonda sulla tutela dei propri patrimoni culturali. Un modello di sviluppo tanto più importante, in quanto proposto in un momento di crisi globale e dopo il terremoto del 2009. La valenza culturale di questo modello ha fatto si che un piccolo borgo montano semisconosciuto si sia configurato negli ultimi anni come meta privilegiata di una nuova tipologia di turista che ricerca da sempre l’Italia autentica e il suo patrimonio storico, artistico e etnoantropologico.

 Un pensoso gentiluomo nei panni di San Giuseppe, una giovanetta bionda nelle vesti della Madonna orante, e uno zampognaro dai tratti orientali, realizzati in tempi diversi tra la fine del Trecento e gli esordi del Cinquecento, compongono un importante insieme noto agli studi come Presepe di Atessa, ma in realtà appartenuto alla chiesa di San Lorenzo martire di San Buono; è di proprietà statale perché acquistato dal Ministero nel 1938 per evitarne la dispersione sul mercato antiquario, già autorizzata dall’autorità ecclesiastica e permessa dalla normativa allora vigente. Conservate fino al momento del sisma nel Museo Nazionale d’Abruzzo, le tre sculture lignee evidenziano, anche se parzialmente alterata, la cromia originale che nelle due figure principali è impreziosita da raffinate decorazioni in oro. Questa sofisticata tecnica si è diffusa in Abruzzo soprattutto nel corso del Rinascimento, attestata nei lavori di maggiore prestigio dove abili doratori affiancavano esperti maestri intagliatori per impreziosire e rendere evanescente la fisicità umana di queste opere dal modellato pregevole e insistito. L’usanza di dotare le chiese con presepi formati da sculture a tutto tondo comincia a diffondersi in ambito francescano nelle regioni meridionali sin dal secolo XIV; l’iconografia della Vergine Maria devotamente assorta in preghiera peraltro ben interpreta il messaggio di spiritualità particolarmente caro ai frati dell’Osservanza seguaci di San Bernardino da Siena.

Il lume di una candela sembra entrare nell’antro buio per rischiare con un intenso cono di luce la Madonna e il Bambino Gesù appena nato, veri protagonisti del Natale. Fanno corona gli altri attori, gli uomini di buona volontà accorsi per primi all’annuncio, con le loro greggi. Forse più di ogni altro tema, quello dell’ Adorazione dei pastori appare in perfetta sintonia con la vocazione agro pastorale dell’Abruzzo, manifestatasi all’interno di una economia che ha avuto per molti secoli nel commercio della lana un assoluto punto di forza e nella transumanza un percorso stagionale che affiancava al pascolo delle pecore la trasmissione dei saperi, grazie ai contatti culturali e sociali, favoriti dalle soste ristoratrici lungo un tracciato il quale era lo stesso frequentato dai pellegrini e dai mercanti che risalivano la penisola da Oriente verso Occidente, dal Meridione verso Settentrione, e viceversa. Il dipinto qui esposto, pervenuto al Museo Nazionale d’Abruzzo attraverso la donazione Cappelli, è un mirabile esempio della pittura napoletana, cosiddetta ‘a passo ridotto’ per distinguere questa definizione delle figure in un formato piccolo, adatta per i quadri destinati alla devozione domestica, da quella a figure grandi più consona alle pale d’altare. Specialista di questa tipologia, particolarmente apprezzata nel Seicento dalla nobiltà e dai viceré che si avvicendarono alla guida del Regno di Napoli, è stato il pittore napoletano Bernardo Cavallino, abilissimo nel far emergere dall’ombra figure eleganti e delicate intrise di luce con tocchi di colore e spettacolari rialzi in bianco.
(L. A.)

La mostra promossa e organizzata da Sextantio Albergo Diffuso e dalla Soprintendenza BSAE dell’Abruzzo, è stata resa possibile grazie al fondamentale contributo di Maurizio Polisini, EdilCostruzione Group, s.r.l. 

INAUGURAZIONE E PRESENTAZIONE 21 dicembre 2011, ore 11.00
Intervengono: Fabrizio Magani, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo, Lucia Arbace, Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo, Luigi De Fanis, Assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Mauro di Dalmazio, Assessore al Turismo della Regione Abruzzo, Antonio D’Aloisio, Sindaco di Santo Stefano di Sessanio e Daniele Kihlgren, Amministratore di Sextantio Albergo Diffuso.
Nelle botteghe dell’artigianato domestico dal 21 dicembre 2011 all’ 8 gennaio 2012
Orario: 10.00 – 13.00 / 15.00 – 20.00


martedì 25 ottobre 2011

The Heart of Memoir Writing Workshop

Save the date!
 May 27—June 2, 2012
 

Join Italy, In Other Words for a week of pleasure in Santo Stefano—filled with memoir writing and instruction, a captivating single occupancy room in Sextantio Albergo Diffuso, wonderful meals in the hotel and around the burgh, and field trips such as visiting a local farm to witness artisanal cheese production, a hike to castle ruins, informal lectures about the local Abruzzo culture. 

Please see www.ItalyinOtherWords.com for complete information

mercoledì 12 ottobre 2011

QUANDO LA CULTURA GENERA SVILUPPO

L'esempio emblematico della mostra degli Uffizi a Santo Stefano di Sessanio
14 ottobre S. Stefano di Sessanio


Santo Stefano di Sessanio è uno delle centinaia di borghi Medievali costituitisi nel periodo dell'incastellamento, che troviamo sulle sommità
delle montagne appenniniche.
Edward Lear, scrittore paesaggista e viaggiatore inglese, a metà dell' 800 ne faceva la seguente descrizione:"Rocca Santo Stefano, un paese senza alcuna risorsa e attaccato scomodamente ad un brullo fianco della montagna". Lo spopolamento (in questo caso quasi integrale) lo accomuna ai tanti altri borghi dell' Appennino nel meridione d'italia. Una emigrazione diretta verso il nuovo mondo che non ha creato il fenomeno di ritorno, ed ha lasciato sospese nel tempo le carattistiche storico-architettoniche e paesaggistiche del borgo.




Obiettivo del nostro Progetto è di fare agenda poltica della tutela di queste integrità, mero retaggio dell' abbandono e dell' emigrazione:
- con un inedito e filologico restauro conservativo per il patrimonio storico minore
- con inediti accordi con gli enti territoriali, fino alla totale inedificabilità. Il borgo che, passato nel tempo da 3000 a 80 anime, non presenta quindi attualmente alcun indice urbanistico per necessitare o giustificare nuovo costruito.

Ad un primo bilancio, oltre all'enorme valore etico e culturale di questo progetto di tutela, Santo Stefano di Sessanio ha avuto la più estesa copertura mediatica di settore nel nostro Paese (fonte: Jennifer Greco all’ epoca corrispondente Financial Times \ Italia e altri).

Ad un secondo bilancio, più consuntivo, il ritorno sul borgo e sul territorio ha mostrato i seguenti andamenti: oltre ad un esponenziale aumento del valore patrimoniale degli immobili, il numero delle attività ricettive è passato da 3 a 20 ( dal 2001 al 2008), il numero delle presenze passa da 285 a 7300 nello stesso periodo.I posti di lavoro dipendente (difficilmente quantificabili date le molteplici forme contrattuali) sono aumentati drammaticamente invertendo quel processo di marginalizzazione e di ‘scesa a valle’ che durava ininterrottamente da oltre un secolo e mezzo e che continua a durare nelle altre aree montane.Le attività di artigianato turistico sono passate da 1 a 17, i punti di ristoro (bar et similia) e i venditori di prodotti tipici sono passati da 1 a 15 (dati forniti dal Comune e dal C.R.E.S.A.).
L’ enorme catastrofe del terremoto del 2009 (Santo Stefano di Sessanio si trova dentro il cratere), ha portato a un a riduzione del 90% degli afflussi turistici nelle aree colpite: l’ attività dell’Albergo Diffuso Sextantio, fatto salvo il periodo di chiusura obbligata per ragioni di sicurezza, non ha visto flessione alcuna.

Si evidenzia inoltre una tipologia di turisti nuova ed articolata (le camere Sextantio si vendono da 220 euro a 450 euro a notte) che si affaccia a questi borghi semi abbandonati in cerca di un’ Italia ancora autentica, caratteristica che man mano si sta perdendo nei borghi storici a tradizione turistica maggiormente consolidata.

Le Montagne del Sud Italia hanno avuto una storia estremamente complessa nell’epoca di Mezzo, sebbene le vestigia di questi trascorsi sia lontana dalle caratteristiche della classicità e dai fasti dei Papi e dei Principi Mecenati, una Storia differente troppo spesso dimenticata che può dare il via ad una nuova tradizione di tutela e di consumo nel Paese dove abbiamo un terzo delle opere mondiali sotto egida Unesco.

Il Progetto di tutela attuato a Santo Stefano di Sessanio, da considerare in sintesi sia per i suoi contenuti sia per i ritorni economici, è un esempio concreto di come la tutela della storia dovrebbe dare il via a iniziative di pianificazione e replicazione, alla luce di numeri il cui significato difficilmente può essere contraddetto.

Lo straordiaria Mostra degli Uffizi a Santo Stefano di Sessanio è la conseguenza più emblematica, in termini qualitativi, di questo ambizioso Progetto ed in questi termini deve essere divulgato il suo significato più profondo.

Daniele Kihlgren

giovedì 22 settembre 2011

Sextantio e le Giornate Europee per il Patrimonio

Sabato e Domenica 24 e 25 settembre 2011 ~ Concerto
Sextantio partecipa insieme alla Società Aquilana Concerti Bonaventura Barattelli alle Giornate Europee per il Patrimonio, promosse dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali


L’iniziativa, nata nel 1954 e dal 1999 azione congiunta del Consiglio Europeo e della Commissione, ha l’intento di potenziare e favorire il dialogo e lo scambio culturale, al fine di aumentare la consapevolezza dei cittadini nei confronti della grande ricchezza che la diversità culturale genera all’interno dell'Europa. Quest’anno l’Italia partecipa con lo slogan “Italia tesoro d’Europa”, per sottolineare l’importanza della cultura italiana, patrimonio europeo. Per due giorni i luoghi del Patrimonio culturale italiano saranno aperti gratuitamente.

Sextantio, grazie al suo progetto di recupero del Borgo di S. Stefano di Sessanio (Aq), partecipa all’evento mettendo a disposizione il suo spazio eventi‐sala concerti, L’Opifico sotto gli Archi, ospitando l’Ente musicale dell’Aquila B. Barattelli con un concerto dedicato al “Primo seicento italiano”, musiche di Frescobaldi, Rossi, Storace, Banchieri e altri.

La mission di Sextantio, da oltre un decennio, è di salvare l’identità territoriali in tutte le sue declinazioni: Paesaggio–Storia–Architettura; dagli arredi locali fino alle culture materiali, dall’artigianato domestico al cibo. L’intervento progettuale sul borgo di S. Stefano di Sessanio è avvenuto in maniera inedita. 

Si è volontariamente e categoricamente escluso di costruire ex‐novo evitando tutte quelle profonde violazione dei patrimoni e delle culture locali, regolarmente e sistematicamente avvenute, con la ridestinazione turistica dei borghi storici.
Il tentativo di questo progetto è infatti di dimostrare che l’approccio filologico di conservazione del patrimonio locale, portato alle sue più estreme conseguenze, oltre ad un valore in sé, ha anche un significato economico nel medio/ lungo periodo.

Nella tendenza del mercato globale a deprivare i luoghi della propria identità, a fagocitare tutto quello che non è chiaramente tutelato, si potrebbero cercare delle coraggiose politiche di salvaguardia proprio in quei luoghi della “marginalità”, quale sono tanta parte dell’Appennino meridionale, dove l’abbandono, il sottosviluppo, un’emigrazione senza ritorno hanno permesso di conservare inalterati territori ricchi di vestigia delle passate civiltà e di culture sopravvissute fino ad un passato molto recente.

Maestro Massomo Salcito in concerto il 25 settembre 2011

giovedì 1 settembre 2011

TANGO DREAM...a Maurizio

di Maria Cristina Giambruno e Francesca La Cava una produzione Gruppo e-MOTION


 Tango Dream è un viaggio-spettacolo intorno al tango e alle sue suggestioni che trasformerà i luoghi in cui verrà allestito in barrios argentini, ricordando la vita trascorsa lontano dalla terra natia, lo scorrere dei momenti, il tempo della memoria, il tempo come fluire della musica nelle milonghe. Partendo dalle poesie di Jorge Luis Borges, passando per Alda Merini e Federico García Lorca sino a quelle dell’aquilano Maurizio Cerini, e facendo vivere insieme prosa, danza, canto e musica, lo spettacolo racconta storie di etnie diverse e terre remote unite dal tango, “un pensiero triste espresso in forma di danza” che, attraversando anime e corpi, accomuna le esperienze di ciascuno.

Tango Dream è una produzione che nasce all’Aquila e qui è fortemente radicata, per questo la scelta drammaturgica è ricaduta sulle quelle liriche che raccontano l’orgoglio per la propria città ma anche lo smarrimento, il distacco e lo straniamento, tutte sensazioni che i cittadini aquilani vivono fortemente dopo il trauma del sisma del 2009. “Dove saranno? - scrive Borges in “Il tango” - Chiede l'elegia/ di quelli che oramai non sono più,/ come esistesse un luogo dove l'Ieri/ possa esser l'Oggi, l'esser Ancora, il Sempre”. Analogamente, nasce dalla voglia di far rivivere il martoriato centro storico aquilano l’idea di rappresentare la produzione non in una sala teatrale ma nel chiostro di San Domenico, una delle chiese simbolo della città. L’obiettivo è quello di restituire L’Aquila ai suoi cittadini e a tutti coloro che arriveranno sul territorio in occasione dell’evento, donando così nuova centralità all’identità culturale del luogo e delle genti che lo abitano.

Drammaturgia e regia sono di Maria Cristina Giambruno, mentre Francesca La Cava firma concept danza e coreografia, scene e costumi sono di Chiara Defant e il disegno luci è ad opera di Stefano Pirandello. In scena - accompagnati dalle proiezioni del video artist Alessandro Petrini - gli attori Ana Karina Rossi e Fabrizio Croci, i danzatori Stefania Bucci, Annalisa Celentano, Mariella Celia, Flaminio Galluzzo, Francesca La Cava, Cesare Magrini e i musicisti Mauro Palmas e Ersilia Verlinghieri che eseguiranno dal vivo le partiture dello stesso Palmas.

Tango Dream verrà proposto in anteprima il 7 settembre alle 19.00 a Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila, quasi a creare un’incursione nei vicoli dello splendido borgo medievale, sarà poi rappresentato in forma integrale all’Aquila nel chiostro di San Domenico il 10 settembre alle 21.15. In seguito la produzione circuiterà nei maggiori teatri abruzzesi e italiani. Inoltre gli internauti di tutto il mondo potranno godere dei video dei backstage e delle rappresentazioni grazie alla webtv ospitata sul sito www.visionifestivaldellaquila.it.

Eventi collaterali _ Nell’ambito del Festival sono stati organizzati diversi happening concomitanti: un aperitivo con danza animato dai giovani coreografi abruzzesi selezionati attraverso il bando, una milonga aperta a tutti e una lezione di avvicinamento al tango organizzate in collaborazione con Istinto Tango di Andrea y Helga. Gli spettatori verranno inoltre condotti attraverso inusuali percorsi enogastronomici a cura del consorzio Orgoglio Aquilano.

L’evento è realizzato con il sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale POR-FESR 2007-2013 “Attività VI.I.3” dell’Assessorato alle Politiche Culturali – Servizio Politiche Culturali della Regione Abruzzo, con il patrocinio del Comune e della Provincia dell’Aquila e con il supporto di Fondazione CARISPAQ e BCC Roma.

venerdì 12 agosto 2011

ambienti | SEXTANTIO albergo diffuso

© Copyright Sextantio S.p.A. / dipaoloimmagini.it

_Uso esclusivo di materiale architettonico di recupero laddove spogliato o venuto meno nel tempo | Only original architectural materials are employed to restore damaged areas | Conservazione della destinazione d'uso dei singoli vani all'interno dell'originaria organizzazione domestica | Conservation of individual rooms retaining their original layout and domestic use | Arredamento dell'arte povera della montagna appenninica | Furnishings in tune with rural traditions of the Apennine Mountains | Riproposizione di alcuni aspetti delle culture materiali autoctone presenti tutt'ora nella memoria storica degli anziani, con particolare attenzione alla cucina casalinga, artigianato di sussistenza del territorio, etc. | Research into regional culture and oral history handed down by community elders, focusing mostly on local cuisine and artisan traditions_

martedì 9 agosto 2011

Un cuore transumante

Cuore e Montagna. Sono le parole chiave del discorso antropologico intrapreso da Sandro Visca circa trent’anni fa. I pastori guerrieri che nell’età del bronzo popolavano le montagne abruzzesi incidevano sull’argilla segni e decorazioni simboliche arrivati, in una continuità formale sorprendente, fin sulle cassepanche e sugli oggetti d’uso quotidiano dei pastori transumanti del ventesimo secolo.(1)

Una di queste immagini è il cuore, centro vitale dell’essere umano. Il cuore arcaico dalla punta aguzza e diretta verso l’alto, come le estremità di quelle cornucopie e di quei corni, di quei denti di lupo che nel mondo agro-pastorale assicurano abbondanza e allontanano la negatività. Tutte le culture tradizionali localizzano nel cuore i sentimenti e le qualità umane più importanti perché oltre ad assicurare la vita, secondo antichi parametri di conoscenza il cuore si trova al centro del corpo umano. L’associazione cuore - centro ha amplificato il simbolismo positivo e solare della sua raffigurazione molto diffusa nell’iconografia popolare.


La forza vitale del cuore di Sandro Visca ‘offerto’ al Gran Sasso è rafforzata dal suo colore: rosso come il sangue, elemento dalla connotazione ambigua, signum vitae e signum mortis che nella devozione popolare mostra un fluire denso di significati ricollegabile alle pitture rupresti rinvenute nelle grotte (2), luoghi di culto arcaici in cui i primi disegni erano prodotti con il sangue degli animali uccisi. Non è un caso che nella cultura popolare il rosso è il colore degli amuleti che fortificano il portatore per le loro virtù benefiche. Rosse sono le collane di corallo delle nostre matriarche contadine, rosso il cornetto spillato sulle camicie dei neonati, rosse le corna di montone tenute nelle stalle e di rosso vengono colorati molti dei ferri di cavallo posti sull’uscio di casa.(3)
Un cuore rosso quindi, che racchiude leggende, rituali, gesti e simboli delle antiche genti. Un cuore ideato e creato per essere collocato sul Gran Sasso, in un viaggio complesso che richiama la fatica di chi a piedi nudi per centinaia di anni ha solcato sentieri di montagna per raggiungere conicelle, chiese rupestri, eremi di cui l’Abruzzo è disseminato.


Una trasposizione dal rigore religioso, che ricorda le offerte degli ex voto––in questo caso un ex voto abbastanza grande da accogliere le preghiere di un’intera comunità––o il trasporto di un elemento processionale che ha senso solo se inserito in uno specifico percorso. Tante le associazioni, tante le transumanze intese nel loro primo significato etimologico.


Un pellegrinaggio che ha inizio a Santo Stefano di Sessanio, il paese dei massi strappati alla terra; il paese il cui Santo patrono, Santo Stefano protomartire, è raffigurato con un cumulo di pietre in mano. Punto d’arrivo è il Gran Sasso, con le sue cime rocciose, immutabili e pure.

Un viaggio sacro di sospensione e profondità ascendente, come le esperienze miracolose di quei Santi, di quelle Madonne d’Abruzzo che nell’immaginario collettivo, durante il tempo magico della notte, lasciano il luogo scelto dall’uomo e raggiungono quello più vicino a Dio: la Montagna.

~ Annunziata Taraschi
 
(1) Cfr. AaVv, Genti d'Abruzzo, dal Museo al territorio, Carsa Edizioni, 2008, Pescara. 
(2) Per l’Abruzzo importanti ricerche condotte dall’Archeoclub di Pescara hanno portato alla luce pitture rupestri neolitiche sulla Maiella effettuate con l’ocra rossa. Cfr: Vincenzo ed Ermanno de Pompeis, Le pitture rupestri in AaVv, Conosci il museo, vol.1, pag.36 e seg., Museo delle Genti d’Abruzzo, 1997, Pescara. 
(3) Per questo argomento segnaliamo, tra gli altri, A.Gandolfi, Amuleti. Ornamenti magici d'Abruzzo, Tracce, Pescara 2003; M.Eliade, Immagini e simboli. Saggi sul simbolismo magico e religioso, Jaca Book, Milano 2007; J.G.Frazer, Il ramo d'oro, Bollati Boringhieri, Torino 2007.

lunedì 8 agosto 2011

Perchè sono sempre gli anglosassoni a valorizzare il nostro patrimonio?

In questi giorni sono successi in un piccolo borgo abbandonato nelle montagne dell'Abruzzo, degli eventi estremamente rilevanti, quasi totalmente ignorati dalla stampa italiana. Questi eventi sono stati invece seguiti con grande interesse dalla stampa anglosassone, peraltro scarsamente informata. Ecco il link all'articolo del quotidiano britannico The Independent che ci sembra più significativo.

A Santo Stefano di Sessanio, la Galleria degli Uffizi ha portato coraggiosamente, una mostra di proprie opere nei locali del Comune e negli spazi dell’Albergo Diffuso. Successivamente anche la Biennale di Venezia ha avuto un interesse a questo borgo con la prossima presentazione di un’opera creata e relativa a questo territorio, presto verranno probabilmente presentate, in accordo con la sovrintendenza, opere d'arte che erano esposte nel Castello Spagnolo dell'Aquila che il terremoto d'Abruzzo ha costretto ad essere impacchettate ed impilate nei magazzini di questa sovrintendenza.


Questi eventi inimaginabili in un passato soltanto prossimo in un borgo che ha avuto il coraggio di puntare sull'inedita Tutela del Patrimonio storico "minore" e paesaggistico circostante, con politiche, apparentemente estreme, di Totale Inedificabilità, che, pur premessa questa inedificabilità, hanno portato alla decuplicazione del numero delle attività ricettive (da 1 a 12), all'aumento di trenta volte del tasso di occupazione, e dopo 150 anni ha invertito la tradizionale necessità di discesa a valle in cerca di lavoro, attualmente è la valle circostante che viene a S. Stefano per il lavoro o per iniziare un'attività.
 
Un progetto culturale che si trasforma in un modello economico in un territorio fortemente marginalizzato. 

Sembra la riedizione di un evento ciclicamente accaduto sulla fortuna del nostro patrimonio artistico, storico, paesaggistico, etc. Per citare gli esempi più noti, il Grand Tour nel nostro paese come fine della formazione culturale dei rampolli delle famiglie europee. Successivamente, ed in parte coeva, la riscoperta e la tutela del patrimonio classico dell'antichità a seguito di un clima culturale nel contesto delle scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei, e che ha avuto come massima rappresentazione teorica le formule estetiche di Winckelmann; fino, più prosaicamente, nel secolo appena trascorso, la scoperta turistica e immobiliare di uno dei luoghi più suggestivi dal punto di vista storico e paesaggistico del nostro paese che oggi in maniera grottesca ed un po' inquietante viene chiamato Chiantishire!

Anche in questo caso per il patrimonio storico "minore" ed il suo paesaggio, in Italia abbiamo oltre duemila borghi abbandonati, e 15.000 borghi con un abbandono assimilabile a quello di S. Stefano di Sessanio (intorno al 90%), in paesaggi differenti articolati ed estremamente suggestivi, l’interesse mediatico in parte riflesso di quello culturale e in ogni caso quello più misurabile, non è partito da qui. Ancora una volta è curioso constatare come l'interesse per questo borgo ed il modello che esso rappresenta sia stato scoperto prima da media anglosassoni che da quelli nazionali, dove è stato rappresentato nelle prime intere pagine dei più significativi quotidiani inglesi ed americani prima ancora di passare nella stampa di settore.

Un'altro recente articolo pubblicato sul Guardian



domenica 7 agosto 2011

Mostra "Condivisione di Affetti"

Dal 27 luglio al 30 settembre, opere d’arte dalla Galleria degli Uffizi in mostra nel borgo abruzzese di Santo Stefano di Sessanio, simbolo del programma di recupero dei borghi dell’aquilano devastati dal terremoto del 2009.


Una grande Mostra di opere d’arte della Galleria degli Uffizi di Firenze, allestita per due mesi a Santo Stefano di Sessanio (AQ), custode da sempre di uno dei simboli delle testimonianze architettoniche lasciate in eredità dalla storica famiglia fiorentina agli abruzzesi e agli italiani: la torre dei Medici.

L’evento, promosso dal Comune di Santo Stefano di Sessanio e la Galleria degli Uffizi, si inserisce nei programmi di recupero dei borghi dell’aquilano devastati dal terribile sisma del 2009, offrendo un supporto e un’occasione di rinascita importante per il turismo nel nostro territorio. Un’iniziativa di rilancio turistico e valorizzazione che vede il nuovo Sindaco Antonio D’Aloisio, tutta la Giunta comunale e gli abitanti dello splendido borgo mediceo accomunati in uno sforzo comune per permettere a questo grande evento di essere realizzato, nonostante le grandi difficoltà logistiche ed economiche da affrontare.

ALBERGO DIFFUSO: un modello internazionale per il recupero e la valorizzazione dei borghi antichi.

Un percorso che vede nuovamente in prima fila il giovane imprenditore Daniele Kihlgren che nel 2004 ha deciso di investire sul patrimonio artistico e ambientale di Santo Stefano di Sessanio, acquistando una parte del borgo per realizzarci un “albergo diffuso”. Un proficuo “incontro” tra pubblico e privato (Comune, Ente Parco e Sextantio), sancito dalla Carta dei Valori, divenuto negli ultimi anni un significativo modello di sviluppo internazionale per tanti borghi storici abbandonati o spopolati, e che ha fatto di Santo Stefano uno dei luoghi più famosi d’Italia e apprezzato a livello internazionale, divenendo l’ormai noto “modello Santo Stefano di Sessanio”.

In mostra prestigiose opere che ripercorrono i secoli della tradizione figurativa: dall’antichità al Novecento.

La mostra “Condivisioni Di Affetti,” si inserisce in questo contesto con un significativo valore culturale e scientifico, garantito dal “marchio di fabbrica” testimoniato dal prestigio della Galleria degli Uffizi e del suo direttore, nonché curatore della mostra, Antonio Natali. Opere di pregio provenienti dal patrimonio del museo fiorentino, che spaziano dall’antichità al Novecento, attraversando i secoli grandi della tradizione figurativa, con un’attenzione particolare a quella fiorentina. Tante le opere interessanti da guardare con attenzione. La “Madonna della Gatta”, ritratto del ’600 di Federico Barocci, scelto anche come immagine di presentazione della mostra; il Ritratto di Sisto IV di Tiziano; la “Madonna col Bambino e i Santi Martino e Dorotea”, del pittore del ’500 Benvenuto Tisi detto Garofalo; i ritratti a Luce e Elica Balla dell’artista dei primi del Novecento, Giacomo Balla.

Determinante l’impulso del COMITATO presieduto da Walter Mazzitti.

La mostra, nata con l’impulso determinate del Comitato per il rilancio di Santo Stefano di Sessanio presieduto da Walter Mazzitti, è concretamente, così come sottolinea il titolo stesso della manifestazione, una condivisione di affetti tra la città di Firenze e il borgo abruzzese. Entrambe vittime di due eventi che hanno provocato lutti e dolore. A Firenze una bomba, in via dei Georgofili, ferì in maniera crudele e senza giustificazione alcuna uno dei simboli dell’Italia nel mondo, la Galleria degli Uffizi, a Santo Stefano di Sessanio, un evento naturale, il terremoto, ha cambiato la geografia dei luoghi.


ANTONIO NATALI: “Ogni opera d’arte corrisponde a un sentimento, a una condivisione di affetti”.

Le opere, come sottolineato da Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi “nel 2003 furono in gran parte esposte agli Uffizi, nella sala delle Reali Poste, in una mostra che volli intitolare Inventario di affetti, perché si trattava per lo più di acquisizioni nuove e dunque di nuovi numeri inventariali; e però ognuno di quei numeri corrispondeva più a un sentimento che a un manufatto. Sicché oggi – ha concluso Natali – mutata l’occasione, ma pur sempre di sentimenti trattandosi, il titolo s’è di poco variato e in epigrafe s’è voluto fosse scritto: “Condivisione di affetti”. L’evento è perciò un segno concreto di solidarietà da parte del prestigioso museo fiorentino nei confronti d’un luogo d’incanto, Santo Stefano di Sessanio, stretto da un legame indissolubile con la città di Firenze. Il borgo fu territorio di dominio della Famiglia dei Medici nel Rinascimento e proprio in questo periodo raggiunse il suo massimo splendore come base operativa della Signoria di Firenze per il commercio della lana “carfagna”, qui prodotta e poi lavorata in Toscana, venduta in tutta Europa.

LA TORRE DEI MEDICI: simbolo da recuperare di Santo Stefano di Sessanio e dell’indissolubile legame con la città di Firenze

Testimonianza di questa storia è la Torre Medicea, simbolo del paese, andata purtroppo distrutta durante il sisma del 6 aprile 2009 assieme ad altre autentiche perle dell’architettura aquilana. Interi borghi, testimoni di una storia millenaria tra le vette del Gran Sasso d’Italia e del Sirente-Velino, fortificazioni, chiese e palazzi storici, letteralmente sgretolati e trasformati, emblema oggi della distruzione di un patrimonio di cultura e di arte tra i più belli d’Italia.

LA MOSTRA SARA’ APERTA DAL 28 LUGLIO AL 30 SETTEMBRE.

La mostra, che sarà aperta al pubblico dal 28 luglio, e che chiuderà i battenti il 30 settembre, è allestita nell’edificio comunale e in alcune caratteristiche sale del borgo mediceo, Le Carceri e le Botteghe dell’artigianato domestico, dei decotti e dei fermentati, dove sarà possibile ammirare le pregevoli opere d’arte, i dipinti e le sculture, facenti parte di una mostra (opportunamente rivisitata) già realizzata per celebrare il restauro di quella parte degli Uffizi che in via dei Georgofili, fu seriamente danneggiata da un attentato terroristico.

UN PRIMO PASSO VERSO IL GEMELLAGGIO CULTURALE TRA SANTO STEFANO DI SESSANIO E FIRENZE.

A sostegno della manifestazione culturale, tra le più prestigiose dell’estate abruzzese, contributi pubblici e privati.

La mostra “Condivisione di Affetti” è il primo passo di un percorso che funge da apripista a una serie di manifestazioni che vedranno i due comuni impegnati insieme per rendere più solido nel tempo un rapporto sancito nel periodo più importante dell’intera storia di Firenze. Prossimo appuntamento potrebbe essere infatti un gemellaggio culturale tra i due comuni proprio all’insegna della solidarietà. Un gemellaggio già caldeggiato dalle varie Amministrazioni che si sono succedute dall’inizio degli anni 2000 e confermato dall’interesse manifestato dall’Amministrazione fiorentina nei giorni successivi al terremoto per sostenere economicamente proprio la ricostruzione della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio. Una manifestazione quindi ricca di spunti che si presta a tante e diverse narrazioni, a tanti e doverosi ringraziamenti. Il primo dei quali è indirizzato alle istituzioni pubbliche e alle aziende private che hanno reso possibile la realizzazione di questo evento. Grazie a un’integrazione di contributi pubblici e privati infatti, "Condivisione di Affetti" vedrà la luce il 27 di luglio e nel ringraziare Costruzioni Iannini, Ziaca 2, Mirror Foundation ed Enel, intendiamo ringraziare tutti coloro che hanno generosamente contribuito alla realizzazione di questo evento culturale che già si segnala come uno dei più importanti dell’estate abruzzese.

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L’organizzazione dell’evento è curata dal Comune di Santo Stefano di Sessanio, dal Comitato per il rilancio di Santo Stefano, e CARSA the Thinking Company.

Per informazioni: Comune di Santo Stefano di Sessanio (AQ)
Via Benedetta
te. +39 347 2406954

Apertura:
tutti i giorni dalle ore 10:30 alle 20:30
Ingresso: €5,00

Per informazioni sul progetto Sextantio:
Sextantio S.p.a.
Tel. 0862.899112 – fax 0862.899656
malto: kihlgren@sextantio.it

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