venerdì 12 agosto 2011

ambienti | SEXTANTIO albergo diffuso

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_Uso esclusivo di materiale architettonico di recupero laddove spogliato o venuto meno nel tempo | Only original architectural materials are employed to restore damaged areas | Conservazione della destinazione d'uso dei singoli vani all'interno dell'originaria organizzazione domestica | Conservation of individual rooms retaining their original layout and domestic use | Arredamento dell'arte povera della montagna appenninica | Furnishings in tune with rural traditions of the Apennine Mountains | Riproposizione di alcuni aspetti delle culture materiali autoctone presenti tutt'ora nella memoria storica degli anziani, con particolare attenzione alla cucina casalinga, artigianato di sussistenza del territorio, etc. | Research into regional culture and oral history handed down by community elders, focusing mostly on local cuisine and artisan traditions_

martedì 9 agosto 2011

Un cuore transumante

Cuore e Montagna. Sono le parole chiave del discorso antropologico intrapreso da Sandro Visca circa trent’anni fa. I pastori guerrieri che nell’età del bronzo popolavano le montagne abruzzesi incidevano sull’argilla segni e decorazioni simboliche arrivati, in una continuità formale sorprendente, fin sulle cassepanche e sugli oggetti d’uso quotidiano dei pastori transumanti del ventesimo secolo.(1)

Una di queste immagini è il cuore, centro vitale dell’essere umano. Il cuore arcaico dalla punta aguzza e diretta verso l’alto, come le estremità di quelle cornucopie e di quei corni, di quei denti di lupo che nel mondo agro-pastorale assicurano abbondanza e allontanano la negatività. Tutte le culture tradizionali localizzano nel cuore i sentimenti e le qualità umane più importanti perché oltre ad assicurare la vita, secondo antichi parametri di conoscenza il cuore si trova al centro del corpo umano. L’associazione cuore - centro ha amplificato il simbolismo positivo e solare della sua raffigurazione molto diffusa nell’iconografia popolare.


La forza vitale del cuore di Sandro Visca ‘offerto’ al Gran Sasso è rafforzata dal suo colore: rosso come il sangue, elemento dalla connotazione ambigua, signum vitae e signum mortis che nella devozione popolare mostra un fluire denso di significati ricollegabile alle pitture rupresti rinvenute nelle grotte (2), luoghi di culto arcaici in cui i primi disegni erano prodotti con il sangue degli animali uccisi. Non è un caso che nella cultura popolare il rosso è il colore degli amuleti che fortificano il portatore per le loro virtù benefiche. Rosse sono le collane di corallo delle nostre matriarche contadine, rosso il cornetto spillato sulle camicie dei neonati, rosse le corna di montone tenute nelle stalle e di rosso vengono colorati molti dei ferri di cavallo posti sull’uscio di casa.(3)
Un cuore rosso quindi, che racchiude leggende, rituali, gesti e simboli delle antiche genti. Un cuore ideato e creato per essere collocato sul Gran Sasso, in un viaggio complesso che richiama la fatica di chi a piedi nudi per centinaia di anni ha solcato sentieri di montagna per raggiungere conicelle, chiese rupestri, eremi di cui l’Abruzzo è disseminato.


Una trasposizione dal rigore religioso, che ricorda le offerte degli ex voto––in questo caso un ex voto abbastanza grande da accogliere le preghiere di un’intera comunità––o il trasporto di un elemento processionale che ha senso solo se inserito in uno specifico percorso. Tante le associazioni, tante le transumanze intese nel loro primo significato etimologico.


Un pellegrinaggio che ha inizio a Santo Stefano di Sessanio, il paese dei massi strappati alla terra; il paese il cui Santo patrono, Santo Stefano protomartire, è raffigurato con un cumulo di pietre in mano. Punto d’arrivo è il Gran Sasso, con le sue cime rocciose, immutabili e pure.

Un viaggio sacro di sospensione e profondità ascendente, come le esperienze miracolose di quei Santi, di quelle Madonne d’Abruzzo che nell’immaginario collettivo, durante il tempo magico della notte, lasciano il luogo scelto dall’uomo e raggiungono quello più vicino a Dio: la Montagna.

~ Annunziata Taraschi
 
(1) Cfr. AaVv, Genti d'Abruzzo, dal Museo al territorio, Carsa Edizioni, 2008, Pescara. 
(2) Per l’Abruzzo importanti ricerche condotte dall’Archeoclub di Pescara hanno portato alla luce pitture rupestri neolitiche sulla Maiella effettuate con l’ocra rossa. Cfr: Vincenzo ed Ermanno de Pompeis, Le pitture rupestri in AaVv, Conosci il museo, vol.1, pag.36 e seg., Museo delle Genti d’Abruzzo, 1997, Pescara. 
(3) Per questo argomento segnaliamo, tra gli altri, A.Gandolfi, Amuleti. Ornamenti magici d'Abruzzo, Tracce, Pescara 2003; M.Eliade, Immagini e simboli. Saggi sul simbolismo magico e religioso, Jaca Book, Milano 2007; J.G.Frazer, Il ramo d'oro, Bollati Boringhieri, Torino 2007.

lunedì 8 agosto 2011

Perchè sono sempre gli anglosassoni a valorizzare il nostro patrimonio?

In questi giorni sono successi in un piccolo borgo abbandonato nelle montagne dell'Abruzzo, degli eventi estremamente rilevanti, quasi totalmente ignorati dalla stampa italiana. Questi eventi sono stati invece seguiti con grande interesse dalla stampa anglosassone, peraltro scarsamente informata. Ecco il link all'articolo del quotidiano britannico The Independent che ci sembra più significativo.

A Santo Stefano di Sessanio, la Galleria degli Uffizi ha portato coraggiosamente, una mostra di proprie opere nei locali del Comune e negli spazi dell’Albergo Diffuso. Successivamente anche la Biennale di Venezia ha avuto un interesse a questo borgo con la prossima presentazione di un’opera creata e relativa a questo territorio, presto verranno probabilmente presentate, in accordo con la sovrintendenza, opere d'arte che erano esposte nel Castello Spagnolo dell'Aquila che il terremoto d'Abruzzo ha costretto ad essere impacchettate ed impilate nei magazzini di questa sovrintendenza.


Questi eventi inimaginabili in un passato soltanto prossimo in un borgo che ha avuto il coraggio di puntare sull'inedita Tutela del Patrimonio storico "minore" e paesaggistico circostante, con politiche, apparentemente estreme, di Totale Inedificabilità, che, pur premessa questa inedificabilità, hanno portato alla decuplicazione del numero delle attività ricettive (da 1 a 12), all'aumento di trenta volte del tasso di occupazione, e dopo 150 anni ha invertito la tradizionale necessità di discesa a valle in cerca di lavoro, attualmente è la valle circostante che viene a S. Stefano per il lavoro o per iniziare un'attività.
 
Un progetto culturale che si trasforma in un modello economico in un territorio fortemente marginalizzato. 

Sembra la riedizione di un evento ciclicamente accaduto sulla fortuna del nostro patrimonio artistico, storico, paesaggistico, etc. Per citare gli esempi più noti, il Grand Tour nel nostro paese come fine della formazione culturale dei rampolli delle famiglie europee. Successivamente, ed in parte coeva, la riscoperta e la tutela del patrimonio classico dell'antichità a seguito di un clima culturale nel contesto delle scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei, e che ha avuto come massima rappresentazione teorica le formule estetiche di Winckelmann; fino, più prosaicamente, nel secolo appena trascorso, la scoperta turistica e immobiliare di uno dei luoghi più suggestivi dal punto di vista storico e paesaggistico del nostro paese che oggi in maniera grottesca ed un po' inquietante viene chiamato Chiantishire!

Anche in questo caso per il patrimonio storico "minore" ed il suo paesaggio, in Italia abbiamo oltre duemila borghi abbandonati, e 15.000 borghi con un abbandono assimilabile a quello di S. Stefano di Sessanio (intorno al 90%), in paesaggi differenti articolati ed estremamente suggestivi, l’interesse mediatico in parte riflesso di quello culturale e in ogni caso quello più misurabile, non è partito da qui. Ancora una volta è curioso constatare come l'interesse per questo borgo ed il modello che esso rappresenta sia stato scoperto prima da media anglosassoni che da quelli nazionali, dove è stato rappresentato nelle prime intere pagine dei più significativi quotidiani inglesi ed americani prima ancora di passare nella stampa di settore.

Un'altro recente articolo pubblicato sul Guardian



domenica 7 agosto 2011

Mostra "Condivisione di Affetti"

Dal 27 luglio al 30 settembre, opere d’arte dalla Galleria degli Uffizi in mostra nel borgo abruzzese di Santo Stefano di Sessanio, simbolo del programma di recupero dei borghi dell’aquilano devastati dal terremoto del 2009.


Una grande Mostra di opere d’arte della Galleria degli Uffizi di Firenze, allestita per due mesi a Santo Stefano di Sessanio (AQ), custode da sempre di uno dei simboli delle testimonianze architettoniche lasciate in eredità dalla storica famiglia fiorentina agli abruzzesi e agli italiani: la torre dei Medici.

L’evento, promosso dal Comune di Santo Stefano di Sessanio e la Galleria degli Uffizi, si inserisce nei programmi di recupero dei borghi dell’aquilano devastati dal terribile sisma del 2009, offrendo un supporto e un’occasione di rinascita importante per il turismo nel nostro territorio. Un’iniziativa di rilancio turistico e valorizzazione che vede il nuovo Sindaco Antonio D’Aloisio, tutta la Giunta comunale e gli abitanti dello splendido borgo mediceo accomunati in uno sforzo comune per permettere a questo grande evento di essere realizzato, nonostante le grandi difficoltà logistiche ed economiche da affrontare.

ALBERGO DIFFUSO: un modello internazionale per il recupero e la valorizzazione dei borghi antichi.

Un percorso che vede nuovamente in prima fila il giovane imprenditore Daniele Kihlgren che nel 2004 ha deciso di investire sul patrimonio artistico e ambientale di Santo Stefano di Sessanio, acquistando una parte del borgo per realizzarci un “albergo diffuso”. Un proficuo “incontro” tra pubblico e privato (Comune, Ente Parco e Sextantio), sancito dalla Carta dei Valori, divenuto negli ultimi anni un significativo modello di sviluppo internazionale per tanti borghi storici abbandonati o spopolati, e che ha fatto di Santo Stefano uno dei luoghi più famosi d’Italia e apprezzato a livello internazionale, divenendo l’ormai noto “modello Santo Stefano di Sessanio”.

In mostra prestigiose opere che ripercorrono i secoli della tradizione figurativa: dall’antichità al Novecento.

La mostra “Condivisioni Di Affetti,” si inserisce in questo contesto con un significativo valore culturale e scientifico, garantito dal “marchio di fabbrica” testimoniato dal prestigio della Galleria degli Uffizi e del suo direttore, nonché curatore della mostra, Antonio Natali. Opere di pregio provenienti dal patrimonio del museo fiorentino, che spaziano dall’antichità al Novecento, attraversando i secoli grandi della tradizione figurativa, con un’attenzione particolare a quella fiorentina. Tante le opere interessanti da guardare con attenzione. La “Madonna della Gatta”, ritratto del ’600 di Federico Barocci, scelto anche come immagine di presentazione della mostra; il Ritratto di Sisto IV di Tiziano; la “Madonna col Bambino e i Santi Martino e Dorotea”, del pittore del ’500 Benvenuto Tisi detto Garofalo; i ritratti a Luce e Elica Balla dell’artista dei primi del Novecento, Giacomo Balla.

Determinante l’impulso del COMITATO presieduto da Walter Mazzitti.

La mostra, nata con l’impulso determinate del Comitato per il rilancio di Santo Stefano di Sessanio presieduto da Walter Mazzitti, è concretamente, così come sottolinea il titolo stesso della manifestazione, una condivisione di affetti tra la città di Firenze e il borgo abruzzese. Entrambe vittime di due eventi che hanno provocato lutti e dolore. A Firenze una bomba, in via dei Georgofili, ferì in maniera crudele e senza giustificazione alcuna uno dei simboli dell’Italia nel mondo, la Galleria degli Uffizi, a Santo Stefano di Sessanio, un evento naturale, il terremoto, ha cambiato la geografia dei luoghi.


ANTONIO NATALI: “Ogni opera d’arte corrisponde a un sentimento, a una condivisione di affetti”.

Le opere, come sottolineato da Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi “nel 2003 furono in gran parte esposte agli Uffizi, nella sala delle Reali Poste, in una mostra che volli intitolare Inventario di affetti, perché si trattava per lo più di acquisizioni nuove e dunque di nuovi numeri inventariali; e però ognuno di quei numeri corrispondeva più a un sentimento che a un manufatto. Sicché oggi – ha concluso Natali – mutata l’occasione, ma pur sempre di sentimenti trattandosi, il titolo s’è di poco variato e in epigrafe s’è voluto fosse scritto: “Condivisione di affetti”. L’evento è perciò un segno concreto di solidarietà da parte del prestigioso museo fiorentino nei confronti d’un luogo d’incanto, Santo Stefano di Sessanio, stretto da un legame indissolubile con la città di Firenze. Il borgo fu territorio di dominio della Famiglia dei Medici nel Rinascimento e proprio in questo periodo raggiunse il suo massimo splendore come base operativa della Signoria di Firenze per il commercio della lana “carfagna”, qui prodotta e poi lavorata in Toscana, venduta in tutta Europa.

LA TORRE DEI MEDICI: simbolo da recuperare di Santo Stefano di Sessanio e dell’indissolubile legame con la città di Firenze

Testimonianza di questa storia è la Torre Medicea, simbolo del paese, andata purtroppo distrutta durante il sisma del 6 aprile 2009 assieme ad altre autentiche perle dell’architettura aquilana. Interi borghi, testimoni di una storia millenaria tra le vette del Gran Sasso d’Italia e del Sirente-Velino, fortificazioni, chiese e palazzi storici, letteralmente sgretolati e trasformati, emblema oggi della distruzione di un patrimonio di cultura e di arte tra i più belli d’Italia.

LA MOSTRA SARA’ APERTA DAL 28 LUGLIO AL 30 SETTEMBRE.

La mostra, che sarà aperta al pubblico dal 28 luglio, e che chiuderà i battenti il 30 settembre, è allestita nell’edificio comunale e in alcune caratteristiche sale del borgo mediceo, Le Carceri e le Botteghe dell’artigianato domestico, dei decotti e dei fermentati, dove sarà possibile ammirare le pregevoli opere d’arte, i dipinti e le sculture, facenti parte di una mostra (opportunamente rivisitata) già realizzata per celebrare il restauro di quella parte degli Uffizi che in via dei Georgofili, fu seriamente danneggiata da un attentato terroristico.

UN PRIMO PASSO VERSO IL GEMELLAGGIO CULTURALE TRA SANTO STEFANO DI SESSANIO E FIRENZE.

A sostegno della manifestazione culturale, tra le più prestigiose dell’estate abruzzese, contributi pubblici e privati.

La mostra “Condivisione di Affetti” è il primo passo di un percorso che funge da apripista a una serie di manifestazioni che vedranno i due comuni impegnati insieme per rendere più solido nel tempo un rapporto sancito nel periodo più importante dell’intera storia di Firenze. Prossimo appuntamento potrebbe essere infatti un gemellaggio culturale tra i due comuni proprio all’insegna della solidarietà. Un gemellaggio già caldeggiato dalle varie Amministrazioni che si sono succedute dall’inizio degli anni 2000 e confermato dall’interesse manifestato dall’Amministrazione fiorentina nei giorni successivi al terremoto per sostenere economicamente proprio la ricostruzione della Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio. Una manifestazione quindi ricca di spunti che si presta a tante e diverse narrazioni, a tanti e doverosi ringraziamenti. Il primo dei quali è indirizzato alle istituzioni pubbliche e alle aziende private che hanno reso possibile la realizzazione di questo evento. Grazie a un’integrazione di contributi pubblici e privati infatti, "Condivisione di Affetti" vedrà la luce il 27 di luglio e nel ringraziare Costruzioni Iannini, Ziaca 2, Mirror Foundation ed Enel, intendiamo ringraziare tutti coloro che hanno generosamente contribuito alla realizzazione di questo evento culturale che già si segnala come uno dei più importanti dell’estate abruzzese.

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L’organizzazione dell’evento è curata dal Comune di Santo Stefano di Sessanio, dal Comitato per il rilancio di Santo Stefano, e CARSA the Thinking Company.

Per informazioni: Comune di Santo Stefano di Sessanio (AQ)
Via Benedetta
te. +39 347 2406954

Apertura:
tutti i giorni dalle ore 10:30 alle 20:30
Ingresso: €5,00

Per informazioni sul progetto Sextantio:
Sextantio S.p.a.
Tel. 0862.899112 – fax 0862.899656
malto: kihlgren@sextantio.it

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