lunedì 8 agosto 2011

Perchè sono sempre gli anglosassoni a valorizzare il nostro patrimonio?

In questi giorni sono successi in un piccolo borgo abbandonato nelle montagne dell'Abruzzo, degli eventi estremamente rilevanti, quasi totalmente ignorati dalla stampa italiana. Questi eventi sono stati invece seguiti con grande interesse dalla stampa anglosassone, peraltro scarsamente informata. Ecco il link all'articolo del quotidiano britannico The Independent che ci sembra più significativo.

A Santo Stefano di Sessanio, la Galleria degli Uffizi ha portato coraggiosamente, una mostra di proprie opere nei locali del Comune e negli spazi dell’Albergo Diffuso. Successivamente anche la Biennale di Venezia ha avuto un interesse a questo borgo con la prossima presentazione di un’opera creata e relativa a questo territorio, presto verranno probabilmente presentate, in accordo con la sovrintendenza, opere d'arte che erano esposte nel Castello Spagnolo dell'Aquila che il terremoto d'Abruzzo ha costretto ad essere impacchettate ed impilate nei magazzini di questa sovrintendenza.


Questi eventi inimaginabili in un passato soltanto prossimo in un borgo che ha avuto il coraggio di puntare sull'inedita Tutela del Patrimonio storico "minore" e paesaggistico circostante, con politiche, apparentemente estreme, di Totale Inedificabilità, che, pur premessa questa inedificabilità, hanno portato alla decuplicazione del numero delle attività ricettive (da 1 a 12), all'aumento di trenta volte del tasso di occupazione, e dopo 150 anni ha invertito la tradizionale necessità di discesa a valle in cerca di lavoro, attualmente è la valle circostante che viene a S. Stefano per il lavoro o per iniziare un'attività.
 
Un progetto culturale che si trasforma in un modello economico in un territorio fortemente marginalizzato. 

Sembra la riedizione di un evento ciclicamente accaduto sulla fortuna del nostro patrimonio artistico, storico, paesaggistico, etc. Per citare gli esempi più noti, il Grand Tour nel nostro paese come fine della formazione culturale dei rampolli delle famiglie europee. Successivamente, ed in parte coeva, la riscoperta e la tutela del patrimonio classico dell'antichità a seguito di un clima culturale nel contesto delle scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei, e che ha avuto come massima rappresentazione teorica le formule estetiche di Winckelmann; fino, più prosaicamente, nel secolo appena trascorso, la scoperta turistica e immobiliare di uno dei luoghi più suggestivi dal punto di vista storico e paesaggistico del nostro paese che oggi in maniera grottesca ed un po' inquietante viene chiamato Chiantishire!

Anche in questo caso per il patrimonio storico "minore" ed il suo paesaggio, in Italia abbiamo oltre duemila borghi abbandonati, e 15.000 borghi con un abbandono assimilabile a quello di S. Stefano di Sessanio (intorno al 90%), in paesaggi differenti articolati ed estremamente suggestivi, l’interesse mediatico in parte riflesso di quello culturale e in ogni caso quello più misurabile, non è partito da qui. Ancora una volta è curioso constatare come l'interesse per questo borgo ed il modello che esso rappresenta sia stato scoperto prima da media anglosassoni che da quelli nazionali, dove è stato rappresentato nelle prime intere pagine dei più significativi quotidiani inglesi ed americani prima ancora di passare nella stampa di settore.

Un'altro recente articolo pubblicato sul Guardian



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